domenica 7 novembre 2010

IL SACRO CATINO DI GENOVA

Il Sacro Catino di Genova


Questo articolo è apparso sul numero 62 anno XIII di Luglio-Agosto 2005 di Scienza & Paranormale rivista del CICAP




Il turista che ha appena terminato la visita all’Acquario di Genova voltando le spalle al mare si ritrova in una piazza in cui dalla parte opposta inizia il centro storico medievale della città, qualcuno può rimanere spaventato dal dedalo di vicoli (i famosi caruggi), popolati dalla più varia umanità proveniente dagli angoli più svariati del mondo, tanto da ricordare a qualcuno i suk arabi.
Proprio al centro di questa piazza sorge un palazzo sorprendente: questo palazzo ha la facciata principale completamente affrescata. Si tratta di Palazzo San Giorgio, ora sede dell’autorità portuale, ma anticamente sede del Banco di San Giorgio, in altre parole la principale banca della Repubblica di Genova. Gli affreschi purtroppo non sono antichi, il tempo e le ingiurie dell’uomo li avevano fatti quasi sparire, ma per le celebrazioni Colombiane del 1992 furono rifatti, riproducendo le immagini preesistenti, gli affreschi oltre ad un San Giorgio che uccide il drago, simbolo del palazzo tutto, imitano delle statue come se fossero parte della facciata, statue dedicate ai personaggi storici di Genova, notiamo naturalmente Cristoforo Colombo.
Tra gli altri personaggi ce né uno in particolare in armatura medievale proprio a destra del balcone su cui sono appese le bandiere di Genova, quella Italiana e quella dell’Unione Europea, anzi il personaggio è proprio sotto la bandiera Europea. Si tratta di Guglielmo Embriaco detto Testa di Maglio (da qui abbiamo forse una traccia del carattere di Guglielmo), ebbene la cosa che quasi non si nota è l’oggetto che tiene in mano, infatti, nella mano sinistra regge una specie di piatto, si tratta del cosiddetto Sacro Catino.
Guglielmo Embriaco
Racconta Iacopo da Varagine, nella Leggenda Aurea che durante la prima Crociata (XI secolo), i soldati genovesi al comando appunto di Guglielmo Embriaco abbiano partecipato nel 1101 alla presa della città di Cesarea, e qui abbiano ritrovato nientemeno che il piatto di smeraldo in cui Gesù Cristo mangiò durante l’Ultima Cena.
Il piatto portato da Guglielmo a Genova sarebbe così diventato uno dei tesori più preziosi della città. Oggi è conservato nel tesoro della Cattedrale di San Lorenzo; sita non troppo distante da palazzo San Giorgio, per raggiungerla, infatti, basta costeggiare il retro del palazzo dirigendosi a destra voltando le spalle al mare e prendendo poi a sinistra per la strada finalmente pedonale (Via San Lorenzo appunto) che sale verso la cattedrale e poi raggiunge Palazzo Ducale, antica sede dei Dogi reggitori della Repubblica.
Arrivati nella piazza davanti alla chiesa, che curiosamente è asimmetrica giacché il campanile di sinistra è notevolmente più basso dell’altro,
San Lorenzo

dobbiamo entrare attraverso il portone principale e poi addentrarci nella navata sinistra fino a raggiungere l’ingresso dei locali del Tesoro.
Interno della cattedrale

Ecco che abbiamo una sorpresa, i locali sotterranei sono stati costruiti come delle stanze circolari detta a “tholos” ,

Qui sono conservati oltre al Sacro Catino altri oggetti mirabili, come il piatto in onice che la tradizione afferma sia quello su cui fu posata la testa mozzata di San Giovanni Battista; la suggestione è veramente notevole tra il buio che nasconde le mura e la luce che inonda i reperti.
Torniamo al nostro oggetto, in una delle stanze rotonde, sotto una copertura cilindrica di vetro abbiamo il Catino, e la prima cosa che notiamo che è rotto, infatti, quando Genova fu conquistata dai Francesi di Napoleone Bonaparte il piatto fu portato a Parigi e quando nel 1816 fu restituito ritornò a Genova rotto in 10 pezzi più uno mancante, da allora ha subito più restauri, l’ultimo nel 1951.
Il Catino è un vaso esagonale di materiale trasparente di un verde brillante,tanto che all’epoca in cui venne portato a Genova si credette fosse di smeraldo.
Ora è il momento di vedere quali misteri nasconde il Sacro Catino di Genova, il primo è il più importante, esso è veramente il piatto dove Nostro Signore mangiò durante l’Ultima Cena?
Se fosse così come afferma Iacopo da Varagine saremmo di fronte nientemeno che al Santo Graal, infatti, Iacopo scrive che secondo certi “Libri Inglesi” il discepolo Nicodemo deposto Gesù dalla Croce avrebbe raccolto il Suo sangue in un vaso di smeraldo, vaso che poi avrebbe portato a Cesarea.
La storia del Santo Graal è una dei più noti miti europei, nata attorno all’anno mille forse basata sulla precedente leggenda celtica del calderone che forniva cibo in abbondanza, si è poi sviluppata fino a inglobare la storia di Re Artù e dei suoi cavalieri che dovevano compiere l’impresa di ritrovare appunto la Sacra Reliquia dell’Ultima Cena.
Il mito poi coinvolse autori fino ai nostri giorni, basta ricordare il film “Indiana Jones e l’ultima crociata” di Steven Spielberg.
Il nostro Catino come si è detto sarebbe stato ritrovato dai crociati del contingente genovese durante la I° Crociata, secondo un testo della seconda metà de XII secolo scritto da Guglielmo arcivescovo di Tiro, i crociati avrebbero trovato in un tempio costruito da Erode, il piatto di smeraldo e lo avrebbero comprato a caro prezzo. Secondo altri autori invece i genovesi accettarono il Catino in cambio della loro parte di bottino, comprendente la terza parte della città di Cesarea!
Curioso che Caffaro autore degli Annales e di Liber de liberatione civitatum Orientis, un cavaliere che fece parte della spedizione, non faccia assolutamente menzione del Catino nei suoi scritti.
Col passare dei secoli la documentazione si fa più precisa, tra i fatti più documentati c’è quello in cui il Cardinale Luca Fieschi, ottiene il Catino in pegno del prestito di 9500 lire da lui fatto al Comune. Questo episodio è degno di nota poiché il Cardinal Fieschi era appena tornato da una missione in Inghilterra, appena qualche anno prima che re Edoardo III istituisse a Windsor una “tavola rotonda” e quindi era stato testimone della rinascita della tradizione del Graal nelle isole britanniche. Il comune nel 1327 riscattò il catino e stabilì che in avvenire non potesse più essere impegnata né portata fuori dalla sacrestia della Cattedrale. Da questo momento sono molti gli autori che nominano la reliquia, e addirittura si racconta che Boucicault governatore francese di Genova nel 1409 ne avesse tentato il furto, e nel 1470 Anselmo Adorno lo descrive con precisione, anche se poi riesce a confonderlo con il piatto nel quale era stata posta la testa del Battista, anch’esso conservato in San Lorenzo.
Sempre alla fine del 400 si sparse la voce che anche Venezia stesse tentando il furto, e nel 1522 l’esercito di Luigi XII saccheggiò Genova, ma non riuscì ad impossessarsi del tesoro della Cattedrale sia per la resistenza dei preti sia perché i Padri del Comune pagarono 1000 ducati al Capitano che assediava la sacrestia.
Da allora il Catino venne assai poco mostrato in pubblico, e chi lo descrisse dopo cominciò a darne delle descrizioni discordanti, fino a far nascere il dubbio che per impedirne il furto ne venne fatta una copia con delle misure diverse, specie nell’altezza, in quanto nel 1726 Gaetano di Santa Teresa lo dice alto 8 once genovesi cioè 16 cm mentre quello esposto oggi è solo 9 cm. Altre descrizioni fatte nei secoli seguenti sono in disaccordo.
Arriviamo al 1806 quando per ordine di Napoleone Bonaparte il Catino fu sequestrato e portato a Parigi e depositato presso il Cabinet des Antiques della Bibliothèque Imperiale qui alcuni accademici lo esaminarono e lo dichiararono un’opera d’arte Bizantina in pasta di vetro, anche se di colore molto particolare, e concludevano che il problema dell’altezza differente fosse solo un errore di Gaetano di Santa Teresa.
Caduto l’Impero francese il 14 Giugno 1816 il Catino venne restituito alla città di Genova, ma rotto in dieci pezzi. Non solo ne mancava uno, si dice sparito durante il viaggio oppure trattenuto i Francia e conservato al Louvre, come afferma l’autore tedesco Suida. Dopo il ritorno a Genova la reliquia subì un primo restauro nel 1908 e poi quello definitivo del 1951, per poi essere esposto nel museo progettato da Franco Albini, inaugurato nel 1956.
Gli studi seguenti hanno poi posdatato l’opera ritenendola un manufatto Islamico del IX-X secolo.
In conclusione possiamo dire che i misteri riguardanti, il Sacro Catino di Genova sono principalmente tre:

1) Come e da chi venne portato a Genova?
2) Quello che vediamo adesso è l’originale o la copia fatta per impedirne il furto od il saccheggio e se è così, l’originale che fine ha fatto?
3) Come, chi, e perché lo ha rotto?
4) Che fine ha fatto il pezzo mancante?

Purtroppo ormai a questi interrogativi sarà molto difficile dare una risposta, l’unica cosa che rimane certa è che l’oggetto conservato è stato testimone dei secoli di gloria della città di Genova e quindi lo possiamo annoverare tra gli oggetti mirabili che il patrimonio artistico italiano.

Bibliografia:

Daniele Calcagno “Il mistero del Sacro Catino” ECIG Genova
Autori Vari “Il Santo Graal, un mito senza tempo da medioevo al Cinema” De Ferrari Genova
Marcenaro Caterina “Il tesoro della Cattedrale a Genova” Carige Genova

Ringraziamenti:
Dott. Ezio Baglini

LO STRANO CASO DELLA VECCHINA DI VICO DEI LIBRAI

 Banconota consegnata dalla vecchina al giovane


Esistono delle entità disincarnate che non si sono rese conto della loro morte, quando questa è sopraggiunta. Così vagano su questo antico suolo spaurite e molto confuse. E' questo quanto accadde alla bizzarra vecchina che fu vista aggirarsi con la borsa della spesa in Via Madre di Dio. A voi la sua storia. La mattina del 29 Dicembre 1989 successe qualcosa di veramente inusitato. Alcuni passanti incontrarono per strada un'anziana signora, che indossava abiti di foggia sorpassata ed in dialetto genovese domandava indicazioni per raggiungere Vico dei Librai. " Non riesco più a orientarmi, aiutatemi !", ripeteva smarrita. Le persone interpellate la guardavano alquanto sconcertate, poiché nessuno, nonostante fosse nato in quei luoghi, conosceva la via che la vecchina cercava. La sorpresa più grande l'ebbero però quando, nel rispondere che erano degli incompetenti, la signora svanì in un raggio di sole. Un giovane raccontò che mentre portava il suo cane a fare un giretto mattutino, fu spinto a fermare una signora molto anziana, per domandarle qualche spicciolo. La vecchina aprì il suo borsellino ne estrasse una banconota e la donò al giovane che la ringraziò calorosamente. " Pensavo si trattasse di un biglietto da mille lire ", riferì in seguito " Invece mi accorsi che erano cento lire del 1943! ". Come nei precedenti incontri, la signora era svanita lasciando molta perplessità intorno. Due intraprendenti giornalisti di un quotidiano cittadino mi interpellarono, esponendo i fatti. Insieme ci recammo sui luoghi delle apparizioni per carpire qualcosa di più all'arcano segreto della vecchina. Appurato che Vico dei Librai era una strada che andò distrutta all'epoca in cui venne rasa al suolo l'intera zona di Via Madre di Dio, cercammo l'ausilio di una seduta medianica per esplorare il passato. A notte inoltrata ci riunimmo, i membri di un gruppo medianico, uno scettico giornalista ed io per fare luce sul personaggio che andava e veniva a suo piacimento dalla dimensione eterea che ci circonda. Ne venimmo a capo dopo ore di sforzi ma almeno provammo la soddisfazione di dare un nome alla vecchina, nonché nel ricostruire la sua storia. L'entità che si presentò disse di chiamarsi Maria Benedetti e di avere perso la vita nel 1944, durante la guerra, in un modo alquanto banale. Era uscita per fare la spesa, quando era stata colta da un malore e si era accasciata sui gradini di un portone, morta. Quando si era ridestata, non rendendosi conto della nuova situazione e convinta che fossero trascorsi pochi secondi, cominciò a girare cercando la sua dimora. Secondo alcuni, la donnina apparirebbe ancora ogni cinque anni, ma non troverà più la sua casa, perché è stata demolita. A lei non importa, non ci vuol credere, persiste nel domandare a tutti che la accompagnino in Vico dei Librai, perché è tardi e deve ancora preparare il pranzo!... Nel dicembre del 1994 fu incrociata da un suo discendente che vuole rimanere anonimo, nei garage dell'attuale Centro dei Liguri. Poiché questa persona si spaventò moltissimo nel vedere le sembianze viventi della sua antenata, la vecchina in preda al dolore corse via, con la sua pesante borsa della spesa e fu travolta da un'automobilista in Via delle Casacce, proprio sotto la Via Madre di Dio. Alla Polizia che accorse sul luogo dell'incidente il pover'uomo raccontò di aver visto distintamente la signora, vestita con uno scialle ed una gonna lunga, cadere sull'asfalto e tutta la frutta che era nella borsa rotolare per ogni dove....Ma della sventurata vecchina, non se ne trovò traccia. Anna, una ragazza che è venuta da me a raccontarmelo, afferma di averla vista e che anche a lei la vecchina domandò di Vico dei Librai. La giovane la accompagnò per un tratto, reggendole la borsa, fino a quando la defunta non si perse nel nulla da cui era venuta. Anna rimase molto male in seguito a questa vicenda e ogni volta che può torna in quella via, facendosi il segno della croce e augurando alla signora Maria di poter ritrovare la sua casa. Il 31 dicembre 1996 la misteriosa vecchina riapparve, lasciando dietro di sé stupore e un borsellino con delle monete fuori corso del 1940. 

Fonte:" Genova Magica spettri demoni ed altri misteri "

GUARDATE IL SERVIZIO DI VERISSIMO!!!  http://www.youtube.com/watch?v=mn2CLkJ27Dw

TRIANGOLO 93 - LE FONDAMENTA

 TRIANGOLO 93 - LE FONDAMENTA

Ciao a  tutti...
Non sò chi di voi ha letto "Triangolo 93",tantomeno se gli è piaciuto o trovato interessante..
Vorrei iniziare consigliandovi di leggere prima il racconto,poi se vi piace ripassate pure qui.
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Personalmente ho voluto ispirarmi a  fatti realmente accaduti,ma i nomi dei luoghi e delle persone sono state in gran parte anagrammate dal sottoscritto per tutelare l'incolumità propia e della privacy dei protagonisti e degli antagonisti. 
Correva l'anno 1992 e da questa parti cominciarono ad avvenire fatti ecclatanti.
Per secoli Torino fù considerata la città più "magica" d'Italia,ma Genova in quel periodo la superò di gran lunga,(per non dire anche tutt'oggi).
Intanto vorrei elencare le sette che operano in città e in provincia,citando i loro corrispettivi territori: "Il sacro cerchio dell'alba dorata" che si ispira al famoso mago inglese Alastair Crowley.
Erano capeggiati in quegli anni (ora non saprei) dal supremo Astarot, apparso nel 1993 in una puntata del Maurizio Costanzo show indossando una veste rituale, e con il volto coperto da un cappuccio chiuso.
Costui e la sua setta operavano maggiormente in valpolcevera,ma si narra che sotto quella veste si nascondi un noto architetto genovese, e che in castelletto celebrino rituali d'iniziazione all'interno di una villa privata.
C'è un'altra setta appartenente alla chiesa unificata satanica che opera nella città di Genova.
Si sà soltanto che si inspirino al culto di Anton La Vey,fondatore della chiesa di Satana negli States, e che professino la loro fede nel ponente genovese;prevalentamente sono medici,avvocati e gente d'alto rango.
Nel levante invece troviamo "I seguaci d'Asmodeo",che si ritrovavano spesso sul monte Fasce,sul monte Moro e nella zona delle Ferriere (nelle alture dell'entroterra).
Più riservati e non meno pericolosi sono quelli dell "Confraternità dell'unicorno",tutt'oggi forse sono identificabili come:" La confraternita dell'unicorno nero",(ma la fonte non sò quanto possa essere attendibile).
Questa setta infine si inspira al culto luciferino,(già presente in Francia nel 400') e sono considerati i più ermetici.
Tutti questi celebrano vere e  propie messe nere in ville abandonate,forti,castelli,insomma: luoghi dove possono agire indisturbati.
Nel 1992 iniziarono ad accadere i primi fatti insoliti...

-Grande albergo dei piani di Praglia  la notte tra il 6 e il 7 luglio di quell'anno venne celebrata una messa in onore di Lilith,l'oscura signora degli inferi,ma in origine per la tradizione ebraica fù la prima donna, che ribellandosi all'autoritarismo dell'uomo fù cacciata dall'edem ed esiliata negli inferi; divenne la regina della notte. I carabinieri della caserma di Campomorone trovarono durante un ispezione un altare cosparso di oggetti particolari,come un paio di slip femminili,usati come porta ostie,cerchi di sale e  zolfo,candele di colore rosso (usate nei riti luciferini o nella magia sessuale),e il noto numero della grande bestia dell'apocalisse: il 666.
Al piano di sotto invece i carabinieri rinvennero un cerchio composto da nove lumi da cimitero con all'interno una croce rovesciata (ovviamente dipendeva da come la si guardava),simbolo dell'anticristo. 
Gli abitanti della zona rimasero indignati e i carabinieri non riuscirono a venirne a  capo.

-Castello di Pietralavezzara  allontanandoci di poco dalla valpolcevera,in direzione passo della bocchetta trovaimo un castello che domina sullo sfondo di una piccola cava di pietra.
Si può notare all'ingresso una scritta ormai parzialmente cancellata,dove sembra essere dedicata ad una scomparsa prematura. Il castello fù ristrutturato all'inizio degli anni 20', aveva in origine due torri di forma pentagonale,ai giorni nostri ne è rimasta soltanto una in uno stato decente,e se salite incima potrete scorgere ad oriente i piani di Praglia.  Lì vicino abbiamo "il bosco del boia",(chiamato così siccome tempo addietro ospitava appunto la dimora del boia di Pietralavezzara),dove il 26 marzo del 1990 fù tinvenuto un corpo in veste rituale bianca. Nel momento del ritovamento spuntava dal terreno soltanto un braccio,che rinvenne il cane di un contadino: "Mario".  Non appena i carabinieri diseppelllirono il corpo si accorserò che stavano per assistere ad uno spettacolo raccapriciante: il corpo era decapitato,e  la testa era appoggiata sulla schiena.
Ironia della sorte il patrono di Genova fece la stessa fine: S.Giovanni Battista.


-Villa Piuma  Questo edificio è una villa patrizia di propietà del casato dei Piuma.
Alla fine dell'ottocento il marchese Piuma e  sua moglie andarono a  teatro lasciando la loro unica figlia in casa con la domestica. Purtroppo la cronaca di allora ci riferisce che quella notte un gruppo di briganti fece irruzione nella villa e saliti al primo piano trovarono la domestica e  la fecereo tacere sgozzandola con un coltello. Si narra che la domestica in fin di vita cercò di dare l'allarme consumando le sue ultime forze picchiando sul pianoforte. Purtroppo la bambina si accorse di cosa stava succedendo,così impaurita cominciò a  strillare. I briganti allora salirono un altra rampa di scale e  uccisero la bambina propio nel suo lettino.
I contadini che abitavano lì vicino dichiararono di aver sentito sia il pianoforte (ritrovato in seguito sporco di sangue) che le urla della bambina,ma siccome strillava spesso non ci diedero il giusto peso.
Il corpo della bambina fù rinvenuto nel suo lettino straziato e la madre una volta rientrata a  casa non appena apprese la notizia fù colta da un malore. Sempre nei primi del novecento invece fù uccisa un altra progenita dei Piuma,ma si narra che furono gli stessi familiari perchè credevano fosse posseduta dal demonio. Si dice però che fosse sordomuta la povera bambina, e  così destino volle che fecero la stessa fine. La villa fù misteriosamente abbandonata negli anni sesanta a all'interno lasciarono tutto com'era (senza nemmeno portare via gli arazzi). Curioso il fatto che la cappella di famiglia non venne mai sconsacrata e i corpi restarono nella cripta finchè non vennero completamente depredati dai vandali.



Ecco... vorrei fermarmi qui.
Abbiamo tre luoghi differenti e  distanti tra loro...
Come vi ho detto dal castello di Pietralavezzara si possono scorgere a  levante i piano di Praglia.
Se tracciamo una retta e poi uniamo le due estremità con villa Piuma otteniamo un triangolo isoscele e  fin qui niente di strano perchè un triangolo isoscele lo si può ricavare ovunque.
Però ho notato che i santuari principali della zona distano esattamente tanto uguale l'un dall'altro,così facendo otteniamo due triangoli equilatteri che si estendono sulla superficie da noi osservata.
La cosa che mi ha incuriosito è che adoperando questi due triangoli equilatteri dati esclusivamente dall'unione  dei santuari e i luoghi dove sono state celebrate messe nere,otteniamo due pentacoli.  E la cosa che mi ha stupito di più è che tutte le rette delle nostre cinque figure s'intersecano tutte nello stesso punto,con una precisione millimetrica su una cartina geografica.
Non possono essere coincidenze.
Un matematico potrebbe darmi ragione,così quello è stato il mio punto di partenza per scrivere il mio racconto "triangolo 93".

1998             

Ecco,ora per concludere vorrei raccontarvi che è successo nel 1998 e cos'è che mi ha spinto a  concludere il mio lavoro.
Nel millenovecentonovantotto c'è stato un "passaggio"  importante in astronomia,nonchè siamo passati dall'era dei pesci a  quella dell'acquario.
Si è concluso un eone di circa duemila anni ed è iniziato uno nuovo e quello che mi ha incuriosito sempre più è che questa gente,questi affiliati a  queste sette si sono riuniti qui in zona per celebrare a  modo loro questo cambio di era.
Mi sono chiesto: " Perchè propio qui??..   Cosa c'è qui da attirare la loro attenzione addirittura ogni duemila anni??"... E qui viene il bello!! ;)  Leggetevi il racconto se non l'avete ancora fatto.
Io ci sono arrivato dopo 12 anni ma finalmente ho capito.
Ho deciso di nopn mostrare le immagini,di anagrammare i nomi delle persone e dei luoghi per rendere tutto più difficile,così che solo chi se lo merita potrà capire! :)

SILENTIVM!